martedì 31 dicembre 2013

Notte di S.Silvestro

Manca circa un'ora e mezza al nostro primo capodanno Californiano ma quasi tutti stanno già dormendo. Aver festeggiato con l'Italia all'ora Italiana ha tolto ogni fascino al nostro, azzerando ogni mordente. Che senso ha festeggiare qualcosa che altrove è già finito, come se il libro appena comprato ti venisse svelato nel finale dal tuo amico più caro.  La cena esotica a base di sushi poi ha contribuito ad allontanarci ancora di più spostandoci idealmente in Giappone. Tuttavia i nonni in Italia hanno promesso di collegarsi alle loro nove del mattino per brindare con noi è questo è l'unica cosa che ci tiene ancora mezzi svegli, forse.
Felice anno nuovo!
A.C.A.

mercoledì 4 dicembre 2013

In meditazione

Sopravvissuta alla vacanza del Thanksgiving, mi tuffo di nuovo nella lettura dei giornali Italiani e una strana sensazione mi assale, parte dalle gambe e sale su, passando dritta dritta dalla cava inferiore verso il fegato e salendo su dritta al cervello, gonfiando le carotidi. Ti starai incazzando direte voi...e devo dire che ci somiglia molto ma è qualcosa di più, qualcosa che va oltre l'incazzatura classica e frequente degli ultimi, come dire, vent'anni. Tuttavia, questo post è alquanto prematuro per poter esternare ciò che provo, devo raffreddare, prendere le distanze così da avere la lucidità della freddezza che tanto desidero ora. Ma bisogna aspettare gente, devo mettere a fuoco aumentando la distanza, che non è quella chilometrica visto che 10000 km sono già abbastanza,  ma di un altro tipo. Intanto medito.
Alla prossima gente
A.C.A.

giovedì 28 novembre 2013

Verso sud

Eccoci qua, alle prese con una settimana di vacanze per i bambini e di inferno per me! Tuttavia penso che quattro giorni passati in giro per la California del sud possano aiutarci a rilassarci e così partiamo.  Prima tappa Santa Cruz, circa 200 km a sud di S.Francisco km più km meno. Arriviamo nel primo pomeriggio e l'impressione che abbiamo è che si tratti di una Rimini della California data l'enorme offerta di motel in tutta la cittadina per la stagione estiva. Diciamo che il paragone con Rimini si ferma qui in quanto, il mattino seguente, andiamo a fare a colazione da Aldo e rimaniamo semplicemente a bocca aperta nell'ammirare la prorompente natura marina che ci si offre senza remore. Gabbiani, pellicani, foche, leoni marini, delfini ci fanno da coreografia in un mare brillante che ci acceca di bellezza. Finita la colazione a base di waffles  e pancake ci sentiamo, come dire, abbastanza pieni e decidiamo di fare una passeggiata fino al faro. Dopo aver visitato Santa Cruz in lungo ed in largo ed aver ammirato anche la sua downtown partiamo alla volta di Monterey facendo una piccola sosta a Moss Landing dove ammiriamo la forza potenziale del Pacifico mentre dei surfisti punteggiano la schiuma bianca delle sue onde. Arrivati a  Monterey ci deliziamo con un pranzo a base di zuppa di vongole e cioppino ( la nostra zuppa di pesce) lungo il molo principale, mentre il pomeriggio lo passiamo in un famoso playground della città chiamato Dennis.
Mentre vi scrivo sono in un albergo in classico stile coloniale mentre il mio fegato chiede pietà e il mio stomaco sventola bandiera bianca dopo aver consumato un pasto to go proveniente da jack in the box e il mio cervello, affogato nelle tossine alimentari, si chiede cosa c'entri ora lo stile coloniale dell'albergo.
Alla prossima gente.
A.C.A.

martedì 12 novembre 2013

Conseguire la patente californiana

Per guidare in California è necessaria la patente californiana. Per ottenere la patente californiana occorre fare il test scritto e la guida presso la DMV che sarebbe la nostra motorizzazione civile al netto della burocrazia italiana. Dico così perché qui non è necessario portare certificati di nascita in carta da bollo, non è necessario portare foto autenticate ( ma poi che significa, che non lo vedi che sono io), non è necessario fare salti mortali per capire in quale anno solare devi farti arrivare la patente per pagare un bollo in meno e così via. Ti presenti previo appuntamento, ti fanno il test della vista direttamente allo sportello, dai le tue credenziali ovvero documento di identità e ti fanno la foto direttamente loro, ed è tutto. Ti consegnano il test, che il più delle volte farai in piedi al lato della stanza dove ti hanno appena ricevuto, e appena fatto te lo correggono davanti dandoti il risultato. Se passi prenoti subito la guida, anche il giorno dopo se c'è posto, altrimenti prenoti un altro test scritto per un massimo di tre volte ripagando la modesta cifra di 32 dollari. Infine se passi tutto, la patente ti arriva a casa via posta in men che non si dica (nel mio caso una settimana).
Consiglio: studia per fare il test, non è vero il fatto che se guidi da vent'anni conosci le regole, non è vero nel tuo paese figuriamoci qui! A presto gente
A.C.A.

martedì 22 ottobre 2013

Lezione di etimologia americana

Lo scorso fine settimana, per festeggiare degnamente l'abbandono definitivo degli "enta" a favore degli "anta", decidiamo che il vino sia l'unico mezzo utile a questo scopo. Per questo ci avviamo verso la valle dorata ( per i soldi ricavati dal vino ovviamente ) chiamata Napa Valley. Dopo aver pranzato, passeggiato e degustato ottimo caffè espresso nonché ottimo gelato ci avviamo verso quella che è una tappa non troppo gettonata di questa valle che è la città (mi sono allargata troppo per un paese di 5000 abitanti circa, ma suona bene ora) di Calistoga. Ora, da buon Italiani noi ma soprattutto voi che state leggendo, vi starete chiedendo da quale origine greca provenga tale nome. Dopo le varie prove etimologiche senza successo, approccio la mitica  Lonely planet in remoto. Un tale, certo Sam Brannan, fondatore, volendola portare alla ribalta per le magnifiche sorgenti termali decise di chiamarla Saratoga, come la più famosa collega vicino New York, ma siccome amava bere durante un comizio appellò Cali-stoga la città e Sara-fornia la regione. Che ne dite, bella come etimologia?
Alla prossima gente!
A.C.A.

sabato 19 ottobre 2013

Alto Tradimento

Se da piccolo i tuoi genitori ci tengono a farti studiare e fanno di tutto per garantirti una adeguata istruzione.
Se, andando a scuola, il tuo maestro è capace di insegnarti a leggere e scrivere e forse anche a farti innamorare della cultura.
Se nella Costituzione del tuo paese viene sancito il diritto all'istruzione.
Se, in base a tutto questo, decidi di laurearti e magari ci riesci anche con il massimo dei voti.
Se, dopo la laurea, sei così appassionato della tua scelta che vorresti trovare un lavoro altrettanto appassionante e non lo trovi,
allora questo si chiama Alto Tradimento.
L'altro tradimento è un reato che lo Stato Italiano ha commesso nei confronti del suo popolo con l'aggravante di aver colpito la parte più debole di se stesso, quella che andava curata, accudita, tutelata finché non sarebbe stata in grado di proseguire il cammino, più colta e quindi più forte verso il futuro. Tutto questo non è successo. Il Paese si trova sfornito, queste persone sono altrove e altrove vivono, si ritrovano, fanno famiglia e garantiscono ai loro figli, molto spesso non Italiani, un futuro dove sicuramente una cosa non manca: la speranza. Questo è l'alto tradimento, quello di aver tradito la speranza. La speranza dei genitori di garantire un futuro ai loro figli, la speranza di questi figli che la loro istruzione potesse garantire loro un futuro migliore di quello dei genitori. In un futuro presente , che sa di paradossale, è successo esattamente l'inverso.
A.C.A.

martedì 15 ottobre 2013

Di come cerchino di spillarti soldi continuamente

Se pensi di iscrivere tuo figlio ad una scuola privata pensando che con il mensile risolvi tutto, sappi che questo non è vero in America. Iniziamo dal primo giorno.
Ah sua figlia frequenterà il kindergarten? Che bello, sapete il venerdì c'è il free dressing? Se volete farlo abbiamo la nostra spirit T shirt disponibile, con la felpa uguale! Non è bellissimo? Siccome siamo appena arrivati e non vogliamo fare la figura degli Italiani spilorci aderiamo con tutto il nostro free spirit ( notate la sincope azzardata) e sborsiamo 57 dollari.
Ah, ma voi avete anche il son alla preschool? Bello, sapete che noi per il friday in chapel abbiamo la nuovissima T shirt rossa? Ah che bello, la vogliamo! Perché no? Apro il mio amato borsellino Italiano e sgancio altri 12 dollari. Aspettate, se vostro figlio fa la preschool farà la nap con gli altri bambini, giusto? Certo ( così guadagno un'ora in più di libertà penso io beffarda) e invece mi spillano altri 11 dollari per la cover del materassino da campeggio dove mio figlio farà il suo pisolino. Penserete che ora basti come avvio anno scolastico e invece no, perché scopriamo che al kindergarten mia figlia non aveva ancora la sua T shirt 55 buddies!!! E come si fa senza questa maglietta bianca con scritto 55 il giorno in cui uno grande (5 elementare) dovrà aiutare lei in una serie di attività? Altri dollari estorti (non so quanto è, la devo ancora comprare...). Infine dopo un mese scopro che c'è bisogno del Bible book per soli 16 dollari, e che sarà mai direte voi, per soli 16 dollari vuoi privare tua figlia della lettura del Vecchio Testamento? Decido che anche lei deve conoscere Noè e tiro fuori un bigliettone da 20 dollari quando la signora al business   office mi dice tranquillamente che loro non hanno resto per cui se voglio donare 4 dollari alla scuola può andare bene lo stesso. Ecco, ma la scuola privata non era PRIVATA proprio perché aveva una  quota annua stratosferica? Ebbene no, ha pure quella, ma se vai lì vuol dire che sei ricco e l'istruzione costa assai assai assai.

ACA

venerdì 11 ottobre 2013

Io, emigrante, ci sono nata

Non è facile scrivere cose interessanti sul blog o per lo meno non è facile renderle tali alla lettura di molti. Tuttavia, oggi scriverò di come io sto affrontando questa esperienza della mia vita alla soglia dei miei quaranta anni. Ebbene, nulla di nuovo sotto al sole. Ricominciare da capo, per dirla come in una battuta da film, è il mio mestiere. E puntuale arriva quella strana sensazione di tabula rasa nel cervello, una quasi totale assenza di emozioni sia brutte che buone e la consapevolezza  di iniziare un periodo che ha già una fine. Ogni volta che ho cambiato paese, città , scuola, amici, abitudini, sempre lo stesso atteggiamento un po' distaccato e un po' congelato, d'altra parte è così che ho fatto sempre ed ha sempre funzionato. In compenso però, tutte le volte che un'esperienza è finita ne sono uscita più ricca, più appagata e in sostanza più essere umano. Ogni tappa dei miei viaggi, non di piacere ma di permanenza, è stata una tappa basilare della mia vita e alla soglia dei quaranta anni, con marito e figli mi trovo a vivere di nuovo questa cavalcata  "verso l'infinito e oltre". Il mio modo di Gestire il cambiamento, magari potrebbe essere una ricetta utile anche per chi, con questa frase, ci si riempie solo la bocca, soprattutto in patria. Perché, come ha detto una mia cara vecchia amica, io emigrante ci sono nata.

lunedì 23 settembre 2013

Primo giorno di scuola

Ecco, il grande e temuto giorno dell'inizio della scuola è arrivato. Prima però occorre prepararsi ed ecco che armati della lista bella e pronta fornita dalla scuola, ci avviamo all'ennesimo shopping in uno dei tanti super super super market californiani. La lista è lunga e quasi incomprensibile, ma poiché gli americani sono organizzati e non perdono tempo ( o quasi, siamo pur sempre in California) trovo tutto negli scaffali in maniera perfetta e corrispondente a quanto elencato nella lista. E portiamo a casa l'ennesimo scontrino di Target!  Una volta pronti iniziamo, di lunedì ovviamente. Mi sciroppo alzabandiera, preghiera e pianto del più piccolo in meno di mezz'ora, solo antifona di quello che sarebbe venuto dopo. Un pò increduli verso la strategia dell'inserimento, le maestre mi fanno stare col piccolo e con altri 15 scalmanati trienni e quattrenni col mocciolo, americano ma sempre mocciolo è, al naso.  Partecipo anche alla nap del pomeriggio, solo che mio figlio è l'unico a non dormire su un materassino per addominali sotto un flusso di aria condizionata, così alle 14 decido che come primo giorno può essere abbastanza.
A.C.A.

sabato 21 settembre 2013

Lezioni di Bibbia

Arrivati a Vacaville, la nostra destinazione, alloggiamo per qualche giorno in residence, dopodiché ci trasferiamo nella casa definitiva. Come in ogni benvenuto americano che si rispetti, arriva la vicina di casa (ahimè senza muffin) che di dà il welcome to california, ma subito dopo mi invita alle sue lezioni collettive sulla Bibbia. Avete capito bene e se poco poco mi conoscete potete immaginare la mia espressione facciale all'udire cotanto invito. C'è voluto tutta la freddezza europea per trattenere un "che cosaaa? Ma lo sai tu quante cose devo fare io in una giornata?". Licenziata con garbo inglese la nexdora, come direbbe lo zio canadese, mi affrettiamo all'organizzazione ed avvio della nuova casa, che detto così sembra abbastanza riduttivo per i nostri quasi 400 metri quadri californiani.
ACA

venerdì 6 settembre 2013

Italians, no food!

Dall'ottenimento dei visti, tempo 15 giorni ed eccoci in California. Spediti i pacchi una parte via nave e una parte via aereo, non ci è restato che affrontare le circa 14 ore di aereo, transitando per Francoforte. Meno male che i bambini sono stati abbastanza bravi, complice la strategica partenza alle 17:30 dalla Germania così che si sono addormentati andando incontro alla notte verso le 21. Allo sbarco tanti e tanti controlli, fino a che l'ultimo degli ufficiali deputato al controllo dei bagagli, 1 metro prima dell'uscita dall'aeroporto non esclama: "italians, no food! " con aria sarcastica verso i suoi colleghi. A dire il vero, la voglia di portarmi dietro 4 etti di prosciutto di Bassiano sotto vuoto mi era balenata, e forse questo avrebbe appagato i toni dell'ufficiale, per non parlare del mio palato.

giovedì 22 agosto 2013

I visti

Entrare negli Stati Uniti per lavoro non è una cosa semplice, a meno che non andiate con una relocation sponsorizzata da una graaaande compagnia statunitense. Innanzitutto occorre avere già un lavoro per andare a lavorare lì, si, lo so che sembra assurdo, ma alla fine della storia è questo il segreto per andare a lavorare da loro. Una volta che una graaaande compagnia vi invita a trasferirvi oltreoceano, non dovete far altro che lasciarvi trasportare dalla corrente di eventi che si sviluppa mano mano. La tappa finale di tutto questo che precede la partenza vera e propria è l'ottenimento dei visti da lavoratore, L1, o da accompagnatore/trice L2. Si prepara tutta la documentazione e si prenota on line una visita (di persona personalmente) in ambasciata. Per noi già essere lì, davanti alla bandiera stelle e strisce, voleva  dire che avevamo oltrepassato il punto di non ritorno: stavamo lasciando l'Italia per gli Stati Uniti di America. La consegna dei documenti è stata veloce, poi per l'intervista abbiamo dovuto aspettare due ore circa. Davanti a noi, nell'arco di dure ore, lo spaccato dell'umanità degli anni 2000. Una signora di origine marocchina andava a far visita a parenti, visto concesso. Due cittadini iraniani desideravano andare a visitare la California, provenivano da Teheran e chiedevano il visto turistico in Italia, visto negato. Una studentessa, lo stesso di provenienza Iraniana, visto negato. Due ingegneri meccanici italiani, un avvocato italiano, un dentista italiano e noi, visto concesso. Qualche giorno dopo arrivano i visti stampati e incollati sul proprio passaporto direttamente a casa, previo pagamento al corriere. Ah, dimenticavo che la sola concessione delle visita in ambasciata prevede il pagamento di un obolo di circa 190 dollari pro capite, mentre una volta lì, se si fa parte di una graaaande compagnia che usa trasferire, si lascia una donazione di 500 dollari. Come vedete, occorre avere un lavoro per cercare lavoro in USA.
A presto.

martedì 20 agosto 2013

L'inizio

Archiviate le ultime vacanze Italiane, inizierò a raccontare tutto dall'inizio. Era un giorno di aprile e mi godevo sotto le coperte la mia broncopolmonite con quasi versamento pleurico, quando arrivò da oltreoceano una mail dal tono molto amichevole diretta a mio marito che lo invitava a valutare una esperienza all'estero come manager, si trattava di un trasferimento  intra aziendale. Alla mail amichevole corrispose una risposta altrettanto amichevole e positiva. Da lì si scatenò un periodo di eventi a cascata in cui rimanemmo sommersi fino alla partenza.  Tuttavia decidere se intraprendere questa avventura non fu molto facile; lasciare la nostra vita in Italia sembrava un gioco da ragazzi ma non era così, i legami famigliari, gli amici, i luoghi non solo nostri ma anche dei bambini avevano un peso non indifferente. La loro vita stava cominciando a prendere forma, nonostante la giovane età, e a noi sembrava una cattiveria recidere sul nascere quei legami affettivi che si sarebbero potuti trasformare nelle amicizie di una vita. Tuttavia, l'idea che avrebbero potuto imparare una lingua straniera da madre lingua ci allettava, soprattuto in previsione di un loro futuro in cui non avrebbero avuto questo handicap come i loro genitori. Superati questi indugi il resto venne da se.

mercoledì 24 luglio 2013

In partenza

Eccoci di nuovo qua, con password recuperata e migliaia di pensieri per la testa, uno in testa a tutti: il grande, mitico, invidiato viaggio verso la California. Dal prossimo post narrerò passo dopo passo cosa si fa per prepararsi a questo grande passo.
Saluti e buon pranzo
A.C.A.